
Al posto delle grandi fabbriche che hanno chiuso i battenti, secondo questo disegno di legge, potrebbero sorgere nuovi complessi residenziali di edilizia sociale o infrastrutture pubbliche. Per edificare basterebbero degli accordi di programma che sostituirebbero l’approvazione dei piani urbanistici. A tutti i nuovi interventi verrebbe riconosciuto carattere di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità.
Ci sono alcune condizioni che le imprese che si aggiudicheranno dovranno rispettare. Innanzitutto la zona andrà bonificata da eventuale presenza di amianto; il 20% dei nuovi edifici deve essere destinato ad un uso pubblico; bisogna ripopolare la zona di insediamenti produttivi, commerciali e turistici; una quota delle nuove costruzioni deve essere riservata a residenze di edilizia sociale.
Se tutto andrà in porto, come gli esperti si attendono, questo tipo di interventi consentirà di dare un’importante spinta all’edilizia italiana, creando possibilmente occupazione; di sfruttare terreni spesso immensi, parzialmente cementificati e inutilizzati; di non consumare ulteriore suolo per le nuove esigenze abitative.
Nessun commento:
Posta un commento