martedì 29 settembre 2015

Stanziati 2,2 miliardi per la banda ultralarga

Il governo Renzi ha annunciato lo stanziamento di 2,2 miliardi da parte del Cipe per il piano della banda ultralarga. Un primo, importante passo verso la modernizzazione infrastrutturale del nostro paese. L’investimento complessivo, da qui al 2020, sarà di circa 12 miliardi, di cui 5 provenienti dai privati e 7 di denaro pubblico, a loro volta divisi in 4,9 dalle iniziative di governo e 2,1 dai fondi strutturali.
Un passo necessario se si vuole tenere fede al piano sulla banda larga europea. Renzi ha annunciato che “nel giro di un triennio saremo leader in Europa”. Il problema, però, è capire chi sia della partita e come gli investimenti pubblici e privati riusciranno a generare un circolo virtuoso.

Gli operatori di telefonia cui fa riferimento Renzi, che allo stato attuale sono quattro (Telecom, Fastweb, Vodafone e il neonato colosso Wind-H3G), devono trovare il modo di rendere remunerativo un investimento che sarà sicuramente oneroso. Ma che, come dimostra Milano, è anche estremamente efficace: il capoluogo lombardo, già nei primi anni del 2000 venne interamente cablato, attraverso una joint venture tra Ebiscom (poi diventata Fastweb) e l’allora AEM (oggi A2a).


E che dire, infine, delle smart city, le città di modernissima concezione che potrebbero essere controllate attraverso un sistema a banda larga che ottimizzi i servizi e le funzioni vitali della città. Ma per realizzare tutti questi traguardi serve, necessariamente, un investimento di grandi dimensioni. Sperando, oltretutto, che l’Italia, che oggi per stessa ammissione di Renzi è “l’ultima ruota del carro”, possa invertire rapidamente la propria condizione. Una velocità di connessione migliore significa anche maggiore attrattività per i capitali stranieri. Una sfida epocale che non può essere persa. Pena la definitiva marginalizzazione del nostro paese sulle mappe economiche mondiali.

Nessun commento:

Posta un commento